I media occidentali, persino quelli tradizionalmente considerati bilanciati e autorevoli come la BBC, pongono gli eventi in Palestina degli ultimi mesi in modi piuttosto bizzarri: il più comune, purtroppo, è “guerra Israele-Hamas” che implicitamente prevede che Hamas sia il nome di uno stato o di un esercito, e che la guerra coinvolga principalmente Hamas e non i palestinesi in Palestina. Leggermente meno fuorvianti sono “guerra Israele-Gaza” o “guerra Palestinese”, anche se il primo nega l’occupazione israeliana di altri territori palestinesi, e il secondo nasconde la rilevanza di Israele, facendola sembrare quasi un conflitto circoscritto che per caso si trova nei pressi del pacifico e occidentale Israele. Il peggiore in assoluto è “scontro tra civiltà” in tutte le sue varianti, sia perché fa pensare che le vittime siano idee astratte e non esseri umani, sia perché assolve qualunque strategia scorretta o crimine di guerra della propria tribù internazionale in quanto necessario per la promozione delle proprie idee.
In ogni modo, si può veramente parlare di guerra? Un buon confronto per questa situazione è il genocidio degli armeni, perpetrato fra il 1915 e il 1919 dall’impero Ottomano (stato predecessore della Turchia). Lo svolgimento è estremamente simile: Per motivi etnici e religiosi il governo ottomano dei Giovani Turchi era in contrapposizione con gli armeni, successivamente ci sono stati dei presunti attacchi terroristici armeni sensazionalizzati dalla stampa, poi ovviamente ci sono stati interventi militari e deportazioni in Armenia. Alla fine i morti furono fra gli 1,2 e 2,1 milioni di uomini, donne e bambini. Le opinioni degli stati che hanno trattato questi eventi sono due: non sono mai avvenuti (Turchia e Azerbaigian) oppure si è verificato il genocidio armeno. Nessuno ha mai parlato di guerra Turchia-Armenia, o addirittura, guerra Turchia-Terroristi Armeni. Come mai? Perché non è una guerra. Una guerra prevede due eserciti che combattono e occupano territori dopo una battaglia, e queste condizioni non si verificano né in Armenia né in Palestina. Il 7 ottobre 2023 c’è stato un attacco terroristico nei terrirori israeliani adiacenti alla striscia di Gaza, non un’invasione. Per quanto riguarda le azioni israeliane, ci sono bombardamenti indiscriminati in tutti i territori palestinesi, in Libano e in Siria, seguiti da lente e atroci occupazioni in Palestina con pochissima resistenza armata.
Il Libano e la Siria non sono nemmeno stati belligerenti, e nonostante i bombardamenti nei loro territori, che per la legge internazionale costituiscono una dichiarazione di guerra, continuano a lavorare per la pace fra loro e Israele, e anche in Palestina. Andando avanti così, Israele si troverà in guerra con tre stati. L’unico motivo per cui questa non è una mossa suicida è il supporto statunitense: diplomatico, economico e militare. Il supporto diplomatico è il motivo per cui Israele ha armi nucleari, se qualunque altro stato avesse anche solo accennato un programma nucleare, sarebbe stato sanzionato se non invaso immediatamente. Questo è perché gli Stati Uniti non difendono alcuna idea, non rappresentano alcuna civiltà o filosofia, sanzionano e invadono stati nemici e fanno saltare la fila agli amici. In questo l’idea degli Stati Uniti come i poliziotti del mondo trova particolare aderenza, si comportano come dei poliziotti statunitensi in un quartiere afroamericano.
I numeri parlano chiaro: le vittime israeliane del 7 ottobre, secondo il loro governo, sono 1.200, le vittime militari da allora sono circa 115. Dalla parte palestinese, i “soldati” (combattenti armati malorganizzati) morti sono circa 8.000, i civili 18.500. Per ogni soldato israeliano ucciso muoiono 70 militanti palestinesi, per ogni civile israeliano muoiono 15 civili palestinesi, e in totale, per ogni israeliano morto, principalmente in un giorno solo, muoiono 20 palestinesi, in mesi di terrore, numero che non fa che aumentare con il proseguimento dei bombardamenti e delle occupazioni. Per quanto riguarda gli ostaggi, gli israeliani in mani palestinese erano 250 al loro massimo, i palestinesi in mano israeliana oltre 5.200 (21 volte tanto), i rifugiati israeliani (residenti dei territori adiacenti alla striscia) sono circa 500.000, gli abitanti di Gaza circa 1.750.000 (4 volte tanto).
Né i palestinesi né gli israeliani stanno vivendo una guerra. Gli israeliani hanno vissuto un giorno di terrorismo feroce in alcune zone meridionali del loro territorio, e da allora vivono sotto un mare di propaganda governativa, ma nonostante questo alcuni israeliani si ribellano al genocidio che invece stanno vivendo i Palestinesi, genocidio che va avanti dagli anni ‘70 che ignora l’ONU ed è ignorato dall’ONU perché spalleggiato dagli Stati Uniti. Finalmente qualcuno si sta accorgendo che il blocco occidentale non è dalla parte della democrazia, dei diritti umani, o di nient’altro, perché e il primo a infrangere platealmente i suoi apparenti principi appena ne ha l’opportunità. I molti ebrei che protestano a favore della Palestina infrangono il sogno dei governi occidentali di dipingerli tutti come antisemiti, quindi oltre alla propaganda usano i manganelli. Significa che hanno paura.